Quando
leggiamo un libro che ci appassiona, ci capita sovente di cominciare a vivere
le emozioni che gli stessi protagonisti stanno provando. Alcune volte sono le
descrizioni degli ambienti a farci incantare, rilassare o agitare. Ciò avviene
perché le parole che lo scrittore attivano dentro di noi determinate emozioni.
Egli con la scelta di alcuni termini colora il testo di sensazioni ed emozioni
che noi, presi totalmente, riusciamo a percepire.
Allo
stesso modo dello scrittore che riesce, tramite le parole, a farci commuovere o
arrabbiare, così noi scriviamo con le parole che diciamo a noi stessi le nostre
emozioni e le nostre giornate.
Sono
le nostre parole interiori, quelle che diciamo a noi stessi, nel nostro
profondo, che rendono le nostre giornate piacevoli o cariche di disagio. Sono
le parole che noi scriviamo dentro noi stessi a scrivere il romanzo che si
chiama: vita.

Se
un giorno abbiamo un imprevisto e diciamo a noi stessi “è sempre così, non va
mai bene niente”, creiamo dentro di noi uno stato di malessere e disagio,
gettiamo un seme. Dipingiamo con un colore scuro la tela delle nostre emozioni,
la tingiamo di malessere. Se ripetiamo la frase più volte, facendola diventare
un’abitudine, continuiamo a vivere sensazioni di malessere che cominciano a
pervadere sempre maggiore tempo e spazio. Ciò che prima era solo un segno nero
sulla tela emotiva comincia ad essere il colore predominante. Il seme del
malessere prende forza e crescendo diventa un’erbaccia difficile da sradicare.
Le nostre giornate, che sono una fucina di emozioni belle e meno belle,
diventano connotate solo da emozioni negative. A fine giornata, o dopo qualche
giorno, ricordiamo, del tempo trascorso, solo i segni neri che ormai hanno
coperto tutte le altre emozioni, vediamo solo la pianta del malessere che ormai
è cresciuta sulle altre.
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