Dallo psicologo si va a parlare….
Questa affermazione è una banalizzazione del vero lavoro dello psicologo, il quale utilizza come via maestra del suo lavoro il colloquio il quale non è, però, un …parlare.
Una tecnica utilizzata nel colloquio psicologico è il dialogo socratico.
Il dialogo socratico si fonda sull’uso di domande pregnanti e frequenti riassunti. Gli scopi sono quelli di indagare il contenuto e il significato dell’esperienza del paziente e di modificarne comportamento e convinzioni.
Molti terapeuti si pongono la seguente domanda: “ quali sono le migliori domande da porre quando il paziente afferma….”
Non esiste una risposta conclusiva! Bisogna favorire il dialogo per far emergere informazioni rilevanti.
Un buon terapeuta non può fare a meno dei seguenti presupposti:
1. il terapeuta deve essere in grado di formulare domande a cui il paziente sia in grado di rispondere;
2. la scelta delle domande deve far emergere i pensieri negativi, indagare il loro significato..;
3. le domande devono essere aperte per permettere al paziente di spaziare sull’argomento scelto;
4. il paziente non deve essere sottoposto ad un interrogatorio;
5. il terapeuta deve cercare di comprendere le esperienze ed i vissuti del paziente.
Il “parlare”dallo psicologo non è un semplice dialogo ma un momento di incontro e riflessione.
Questa affermazione è una banalizzazione del vero lavoro dello psicologo, il quale utilizza come via maestra del suo lavoro il colloquio il quale non è, però, un …parlare.
Una tecnica utilizzata nel colloquio psicologico è il dialogo socratico.
Il dialogo socratico si fonda sull’uso di domande pregnanti e frequenti riassunti. Gli scopi sono quelli di indagare il contenuto e il significato dell’esperienza del paziente e di modificarne comportamento e convinzioni.
Molti terapeuti si pongono la seguente domanda: “ quali sono le migliori domande da porre quando il paziente afferma….”
Non esiste una risposta conclusiva! Bisogna favorire il dialogo per far emergere informazioni rilevanti.
Un buon terapeuta non può fare a meno dei seguenti presupposti:
1. il terapeuta deve essere in grado di formulare domande a cui il paziente sia in grado di rispondere;
2. la scelta delle domande deve far emergere i pensieri negativi, indagare il loro significato..;
3. le domande devono essere aperte per permettere al paziente di spaziare sull’argomento scelto;
4. il paziente non deve essere sottoposto ad un interrogatorio;
5. il terapeuta deve cercare di comprendere le esperienze ed i vissuti del paziente.
Il “parlare”dallo psicologo non è un semplice dialogo ma un momento di incontro e riflessione.
Dott. Alessandra Rosa
7 commenti:
finalmente qualcuno che non parla solo di freud! non ne potevo più
uno studente di psicologia
è molto difficile condurre un colloquio specialmente all'inizio la teoria è facile ma la pratica è molto diversa
per me il momento più difficile è quando il paziente non parla
sono iscritto al primo anno della scuola cognitivo -comportamentale e devo ammettere che le tecniche sono molto efficaci! devono smetterla di pensare che curiamo solo il sintomo, perchè noi interveniamo anche sulle cause
un collega arrabbiato
grazie per questi consigli! ne farò tesoro, domani seguirò da sola un paziente...speriamo bene altrimenti se avrò problemi vi contatterò
ciao
io non conoscevo molto bene l'indirizzo cognitivo-comportamentale ma da quando leggo i vostri post i miei orizzonti si sono allargati , infatti dopo la laurea vorrei sceglire proprio questo indirizzo
un futuro collega
io non sono un fan degli psicologi però apprezzo questo blog perchè anche se non sono uno psicologo i vostri articoli sono molto semplici
complimenti
Mi piace molto il modo in cui utilizzando alcuni concetti essenziali e pragmatici, ma aventi anche in realta' una valenza profonda per le risonanze che nei pazienti possono avere, sono espresse delle linee guida fondamentali per scegliere delle domande a cui un paziente "possa rispondere":non sempre infatti, è così nella pratica anche in altri "campi" psicoterapeutici e credo che bisogna essere capaci di coniugare capacita' tecniche, personali con empatia e liberta', senza però far "perdere il paziente" nell'impossibilita'.
Trovo molto utili questi concetti espressi con tale chiarezza.
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