sabato 5 dicembre 2009

MENTAL TRAINING

Per tecniche di allenamento mentale, si intendono i metodi multimodali improntati nell'apprendimento e al perfezionamento di alcune attività che interessano da vicino l'attività agonistica. Ecco un elenco di alcune strategie più importanti:

- Focalizzazione dell'attenzione e concentrazione:ovvero la capacitàdi focalizzare l'attenzione su un compito per un determinato periodo di tempo, senza distrarsi;

- Incremento della motivazione e dell'autostima: l'acquisizione della fiducia in se stessi è la chiave della motivazione;

- Formulazione degli obiettivi: saper pianificare gli obiettivi da raggiungere è fondamentale;

- Abilità immaginativa: l'allenamento all'abilità immaginativa, favorisce un maggiore coinvolgimento emozionale e cognitivo da parte del soggetto;

- Rilassamento: le tecniche di rilassamento come il training autogeno o il rilassamento progressivo di Jacobson, vengono utilizzate per prendere consapevolezza della tensione muscolare a riposo e in attività, per gestire situazioni ansiogene o stressanti e sono preparatorie a qualsiasi attività immaginativa;

- Gestione delle situazioni stressanti: fra le tecniche di gestione dello stress ricordiamo lo stress inoculation training, la desensibilizzazione sistematica e la ristrutturazione cognitiva.


Dott.ssa Alessandra Rosa

SELF- TALK

Le immagini mentali sono fondamentali nelle strategie psicologiche, necessarie non solo nello sport ad alto livello agonistico, ma anche nella pratica dello sport in generale. Tra queste abilità mentali, si parla di SELF-TALK, O LINGUAGGIO INTERNO.
I pensieri condizionano il comportamento: se positivi migliorano la performance, che tende a decadere, in caso contrario. Attraverso il self-talk si raggiungono diversi obiettivi; è il caso delle parole " vai; tieni duro; coraggio." Il self-talk migliora l'apprendimento delle abilità e favorisce nuove risposte in caso di correzioni di errori nell'esecuzione. In questi casi l'attenzione si focalizza sui risultati da conseguire, infatti il self-talk rinforza il controllo dell'attenzione nei compiti che si stanno eseguendo.
Ricapitolando il self-talk favorisce:

- il senso di fiducia personale;
- il controllo dell'attenzione;
- l'apprendimento delle abilità;
- la correzione degli errori nell'esecuzione del gesto motorio.

Dott.ssa Alessandra Rosa

lunedì 23 novembre 2009

L'INTELLIGENZA EMOTIVA

Per intelligenza emotiva si intende la capacità di gestire e riconoscere i propri sentimenti , ed i sentimenti altrui. Tale intelligenza ha cinque componenti fondamentali:

- Consapevolezza : ovvero gli stati interiori;

- Padronanza di sè: ovvero autocontrollo, adattabilità, innovazione;

- Motivazione: capacità fondamentale per raggiiungere gli obiettivi;

- Empatia: ovvero comprensione, assistenza verso gli altri;

- Abilità sociali: ovvero comunicazione, cooperazione, apertura al cambiamento.


" Nessuno di noi è intelligente, come tutti noi insieme"

Proverbio giapponese



Dott.ssa Alessandra Rosa

sabato 21 novembre 2009

IL RILASSAMENTO MUSCOLARE PROGRESSIV O DI JACOBSON

Rilassamento è lasciare andare le tensoni che siaccumulano a diversi livelli dell'essere.
A livello fisico significa sciogliere la muscolatura, eliminando rigidità e tensioni dalle articolazioni.
A livello emotivo significa imparare a lasciare andare le emozioni negative come l'ansia e la paura.
A livello mentale significa imparare a controllare il flusso dei pensieri, indirizzandoli verso un percorso evoluto.
La storia delle tecniche di rilassamento è relativamente recente, dato che le prime pubblicazioni sul rilassamento muscolare progressivo di Jacobson e sul training autogeno di Schultz sono rispettivamente del 1928 e del 1932; tali tecniche mirano all'apprendimento di strategie di riduzione dell'attivazione psicofisiologica nel soggetto, esse producono indirettamente un effetto cognitivo molto importante, caratterizzato da un'aumentata autoefficacia.
Secondo Jacobson ogni pensiero, ogni percezione, ogni emozione si correla ad una modificazione del tono muscolare; se camminando vediamo sopraggiungere una macchina, tendiamo i muscoli delle gambe e del tronco per predisporci alla fuga. L'attività neuromuscolare è sollecitata dalle percezioni interne ed esterne che l'organismo umano è in grado di elaborare per garantirsi la sopravvivenza. Il rilassamento muscolare tende a ridurre l'eccitabilità cerebrale, consentendo di ridurre l'intensità degli stati emotivi. Per tono muscolare è intesa la tensione attiva nella quale si trovano costantemente le strutture muscolari.
Lo scopo del rilassamento progressivo, consiste nel ridurre la tensione residua che permane nei muscoli quando l'individuo, non allenato al rilassamento si pone in condizione di riposo. L'insonnia costituisce un esempio di tensione residua. Eliminare la tensione significa utilizzare il riposo come momento di intenso recupero energetico.
Questa finalità viene sviluppata progressivamente attraverso le seguenti fasi:
- allenamento a percepire la tensione muscolare e la distensione mediante esercizi di tensione; localizzazione della tensione; distensione e apprezzamento della distensione.


Dott.ssa Alessandra Rosa

lunedì 16 novembre 2009

differenza tra ansia e paura

L'ansia è una manifestazione di apprensione e di tensione derivante dall'anticipazione di un pericolo che può essere conosciuto o sconosciuto.
La paura è un'emozione che coinvolge l'organismo nella sua globalità e viene attivata da una prticolare situazione stimolo circonscritta. Questa situazione da un lato compromette gli indici psicofisiologici( sudorazione, tachicardia...) dall'altro gli stati soggettivi ( disorganizzazione cognitiva, emotiva...); riguarda anche comportamenti motori in quanto la prima reazione è quella della fuga.
All'interno della terapia comportamentale la distinzione non viene accettata in quanto si ritiene che la differenza tra ansia e paura sia solo di carattere quantitativo. Si distinguono tra paure focali ( circonscritte) e paure diffuse ( ansia); fatti ambientali inducono il soggetto a ritenere che , fuori del suo campo di conoscenza si stia svolgendo qualcosa per lui pericoloso. E' importante ricordare che la paura è una manifestazione dell'istinto di conservazione ed è patologica quando compromette la qualità della vita del soggetto. Lo scopo della terapia comportamentale è quello di modificare il comportamento manifesto del soggetto.

Dott.ssa Alessandra Rosa

giovedì 5 novembre 2009

La Terapia Cognitivo-Comportamentale e l’obesità

Lo Studio Associato di Psicologia in collaborazione con la Dott.ssa La Rovere (dietista) ha organizzato il Primo Corso per Dimagrire.

Perchè “Corso”? Abbiamo scelto questo termine per indicare il carattere psico-educazionale per progetto. Il programma è stato ideato per aiutare le persone a superare il “peso del peso”, grazie ad una equipe di professionisti.

programma dieta

Dott. Angelo Collevecchio      tel. 331.2986466

Dott.ssa Alessandra Rosa      tel .340.1414526

Dott.ssa Federica La Rovere  tel.349.6616879

venerdì 30 ottobre 2009

La psicoterapia cognitivo-comportamentale

La psicoterapia cognitivo-comportamentale (TCC) nasce e si sviluppa dagli anni ‘70 in poi. Il fondatore della terapia cognitiva è stato A. Beck. Con il passare del tempo la terapia cognitiva ha utilizzato tecniche comportamentali divenendo TCC. La teoria cognitiva è detta così in quanto pone la sua attenzione sui pensieri del paziente, sulle sue convinzioni. La TCC si basa sull’assunto che i pensieri influenzano le emozioni e i comportamenti. I pensieri vengono a loro volta “attivati” dalle varie situazioni.

       EVENTO –> PENSIERI –> EMOZIONI, COMPORTAMENTI

A fronte di ogni situazione, si attivano in ogni persona una serie di pensieri che hanno delle conseguenze sullo stato emotivo, sui comportamenti.

Da quanto detto sopra si deduce che le emozioni e i comportamenti delle persone cono influenzati dal loro modo di pensare gli eventi ovvero da come loro li percepiscono. Non è quindi la situazione a creare tensioni o emozioni negative ma il modo in cui la gente le interpreta.

 

martedì 13 ottobre 2009

CORSO RORSCHACH

Sta per cominciare a Pescara l’VIII Corso Biennale di Psicodiagnostica Rorschach organizzato dalla Scuola Romana Rorschach.

Chi fosse interessato può contattare i soci dello Studio.

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venerdì 4 settembre 2009

L’innamoramento

Quando due persone decidono di imbarcarsi in un rapporto di coppia, la prima fase della relazione è detta di Innamoramento. Essa è caratterizzata da una forte attrazione fisica e sessuale. Durante questo periodo le persone innamorate tendono a non sentirsi affaticate, a saltare i pasti, a vivere tutto il mondo in maniera più positiva e con sfumature di serenità e luce. Le persone coinvolte nella relazione si percepiscono  come fatte le une per le altre, vivono in simbiosi, a volte allontanandosi dal mondo esterno. Gli amici vengono trascurati e gli hobbies abituali non sono interessanti. Il mondo è limitato alla loro relazione. Si tende a proiettare nell’altro la soluzione ai propri bisogni più profondi, e si perde la percezione del partner, lo si investe di un ruolo salvifico. non è più un essere reale ma diventa ciò che la persona innamorata vorrebbe che fosse. In questa fase molto rosea, difficilmente si percepiscono le “distorsioni” sopra descritte ma si vive il proprio rapporto come differente da tutte le altre relazioni sentimentali. Molto spesso, durante questa fase si vengono a creare aspettative che nel futuro possono divenire causa di problemi.

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lunedì 31 agosto 2009

Consulenza del Dott. Collevecchio

Il dott. Collevecchio, all’interno di un’ottica volta alla sensibilizzazione alla psicologia e al benessere psicologico, è stato consulente per un articolo apparso su Silhouette Donna.

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sabato 18 luglio 2009

ABUSO DEL CONIUGE

La vittima di un abuso spesso non ammette l'abuso; è possibile riconoscere il ciclo di abuso osservandone tre fasi:

la prima è caratterizzata da un aumento dello stress e della tensione e comprende possibili episodi minori di percosse, ad esempio degli spintoni. La vittima tenta di gestire la situazione, cercando di non fare nulla che possa infastidire l'aggressore;
nella seconda fase si scatena l'aggressività. L'aggressore non riesce a controllarsi e a prevedere le proprie azioni e questo porta al verificarsi di gravi episodi di percosse, tanto che, in alcuni casi, viene chiamata la polizia;
la terza fase viene chiamata " luna di miele": l'aggressore chiede scusa, è affettuoso e promette di cambiare. In questo modo si verifica una negazione della violenza e il ciclo si ripete.


Dott.ssa Alessandra Rosa

domenica 17 maggio 2009

IL PIACERE DEL PIACERE

Si parla molto sui giornali del piacere maschile, ma pochissimo si dibatte del piacere e dell’orgasmo femminile. Proprio questa mancanza di comunicazione, di informazione porta molte donne a sottovalutare o a considerare facoltativo la capacità di provare l’orgasmo durante i rapporti con il proprio partner. I mezzi di comunicazione sembrano mandare il messaggio che le donne non abbiano diritto di provare piacere.
È possibile descrivere l’orgasmo come una forte tensione ed eccitazione seguita da rilassamento e senso di appagamento.
Quando una donna ha difficoltà ha provare piacere viene usato il termine: anorgasmia; questo problema può essere:
Primario: se la donna non ha mai provato piacere da sola o con il partner;
Secondario: se una donna, precedentemente orgasmica, diventa poi anorgasmica.
È importante sottolineare che molte donne pensano che la capacità di provare l’orgasmo sia segno di maturità e competenza sessuale mentre l’incapacità di raggiungere il piacere viene vissuta come prova della propria inadeguatezza. Nella mente di molte donne vi è il vivere la propria anorgasmia come una importante disfunzione da accettare e al quale non si può porre rimedio, quindi si accontentano di carezze, abbracci e dare piacere al partner.
I fattori che possono favorire o peggiorare l’incapacità orgasmica vanno da una svalutazione della propria sessualità a restrizioni culturali. Da non sottovalutare è una effettiva ignoranza sui temi legati alla sessualità, all’anatomia e alle sensazioni che si provano.
Un erotismo vissuto come sbagliato, peccaminoso legato ad una incompleta conoscenza del corpo e degli stimoli sensoriali da dare ad esso affinché si trasformino in piacere possono portare la donna a vivere male il rapporto con la propria sessualità. La percezione di sé come inadeguata, incapace non ha altra conseguenza che amplificare sensi di colpa e sentimenti di tristezza che a loro volta accrescono la frustrazione. Non di rado le insoddisfazioni che si vivono in camera da letto si ripercuotono nella vita di coppia creando tensioni e distanza emotiva.
Nel momento in cui una donna ha difficoltà a percepire il piacere è importante che vi sia un lento riappropriarsi del proprio corpo, delle proprie sensazioni al fine di imparare a conoscere ed amare il proprio sesso. Ri-scoprire il proprio fisico, i propri punti sensibili e imparare ad amarsi sono i modi migliori per combattere la mancanza di piacere.
La richiesta di un aiuto psicologico per superare le difficoltà di raggiungere l’orgasmo viene percepito da molte donne in maniera quasi scandalosa, in quanto si pensa che le difficoltà che si hanno sotto le coperte devono rimanere sotto di esse. Sicuramente vi può essere dell’imbarazzo a parlare di temi intimi, ma tutti hanno il diritto di essere felici e appagati. La richiesta di un aiuto è il primo passo per riaffermare la propria identità di donna che ha una vita sessuale. Rompere i tabù e le costrizioni psicologiche che impongono il silenzio, chiedendo una consulenza psicologica, può essere il modo migliore per cominciare a liberare la propria passione.
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mercoledì 29 aprile 2009

LA COPPIA SCOPPIA

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La coppia è sicuramente tra le esperienze più significative di ogni individuo, rappresenta un rapporto magico in cui si fondono gioco e fantasia. Il sentimento tiene uniti i partner e dà origine ad un clima propizio per un rapporto stabile e durevole. L’amore, l’affetto, la tenerezza, che valorizzano la relazione dandogli piacere ed estasi, con il passare del tempo tendono naturalmente a diminuire. Molto spesso i coniugi non si soffermano a riflettere sul fatto che la loro coppia è composta da tre elementi: le personalità dei due partner e la comunicazione che intercorre tra loro.
È da sottolineare, che il significato di una comunicazione, chiarissimo per il mittente, è spesso oscuro per il destinatario. La decodificazione del messaggio richiede in sostanza la lettura del pensiero di chi lo invia. Frequentemente i modi in cui lo si interpreta sono del tutto singolari, e influenzati dal proprio bagaglio di aspettative ed esperienze. Il modo in cui il coniuge percepisce e interpreta ciò che l’altro fa può avere un’importanza maggiore delle stesse azioni e può rendere soddisfacente o insoddisfacente un matrimonio.
Il nostro fallibile modo di pensare ci predispone a interpretare in maniera errata il comportamento degli altri o a esagerarne il significato, a spiegarlo in senso malevole quando esso ci delude, a proiettare su di loro immagini negativa.
Nella ricerca continua della stabilità le persone coinvolte nella relazione devono sempre arrivare a compromessi, definizioni e ridefinizioni delle regole che possono essere esplicite o implicite. È importante sottolineare che ogni partner porta all’interno della coppia le proprie aspettative, norme e convinzioni. È importante concentrare l’attenzione sul modo in cui i partner, vicendevolmente, si percepiscono, si percepiscono male o non riescono a percepirsi, e sul modo in cui comunicano, comunicano male o non riescono a comunicare. Nei rapporti molto intimi alcune situazioni hanno significati particolarmente intensi, che non si basano sull’evento reale, ma derivano dalle principali opinioni che uno dei partner fa sulle azioni dell’altro. I simboli che riguardano la vita coniugale sono moltissimi, ma le reazioni eccessive sono particolarmente innescate da due tipi di eventi simbolici: quelli che ruotano attorno al tema dell’affetto-non affetto e quelli che ruotano attorno al tema del rispetto.
Durante l’infatuazione del corteggiamento e nel periodo iniziale del matrimonio, le coppie sono prevenute in senso positivo. Quasi ogni cosa il coniuge dica o faccia è interpretata nella luce migliore. Con il passare del tempo, l’afflizione o l’irritazione inducono a pregiudizi negativi. Ciò che soprattutto distingue i matrimoni in crisi da quelli felici non è tanto la mancanza di esperienze piacevoli piuttosto il gran numero di esperienze sgradevoli, o di quelle che sono interpretate come tali.
Nei momenti critici, i partner per paura di chiedere un aiuto psicologico continuano a perseverare in “trasmissioni disfunzionali” che hanno come conseguenza un corto circuito comunicativo e il proiettare il rapporto verso un punto di non ritorno. Chiedere una aiuto psicologico, invece, aiuta ad abbattere i pensieri disfunzionali, abbassando così le tensioni e facendo riscoprire ai partner il piacere di stare insieme.

sabato 18 aprile 2009

IL BIOFEEDBACK

Il biofeedback è una metodologia recente nel panorama italiano, volta a superare i problemi legati agli stati d'ansia ed ai disturbi psicosomatici. E' una procedura sperimentale clinica consistente nel presentare ad un soggetto, con l'utilizzo di apparecchiature, informazioni relative alle sue funzioni psicofisiologiche. L'obiettivo è il seguente: permettere ad un soggetto di regolare funzioni biologiche che non sono sotto il controllo volontario: temperatura, frequenza cardiaca, attività muscolare, ritmi cerebrali.
Mediante la rilevazione e l'osservazione dell'andamento di una o più di queste funzioni, è possibile individuare quali atteggiamenti posturali, fisiologici ed emotivi siano associati alle variazioni delle attività biologiche analizzate e quindi modificarle con un intervento della volontà consapevole.
In pochi anni il biofeedback ha suscitato molto interesse, in quanto utilizza una metodica non invasiva, non farmacologica e priva di effetti secondari. Le più importanti modalità di biofeedback sono le seguenti: elettromiografia, elettroencefalografia, rilevazione e misurazione di temperatura cutanea, pressione arteriosa, frequenza cardiaca, attività elettrica della pelle.


Dott.ssa Alessandra Rosa

sabato 4 aprile 2009

CAUSE PSICOSOCIALI DELLO STRESS

Le cause sociali dello stress sono quelle pressioni che a volte ci inducono ad uniformarci agli obiettivi ed alle regole imposte dagli altri. Tra le cause sociali dello stress rientrano:

- la spinta al conseguimento del successo, lo spirito di competizione eccessivo;
- la ricchezza;
- lo status sociale;
- il lavoro inteso come " quello che fai nella vita..";
- l'aspetto fisico;
- la sruttura sociale che premia i vincenti ed emargina i perdenti;
- l'educazione ricevuta nei confronti del senso del dovere;
- le convenzioni sociali;
- i problemi familiari;
- la pressione del lavoro.


Dott.ssa Alessandra Rosa

giovedì 19 marzo 2009

ANSIA DA PRESTAZIONE

Da sempre la sessualità è permeata da miti e da “doveri” che possono rendere una situazione piacevole una prova d’esame. La nostra cultura, la continua competizione con il prossimo e la pressione mediatica riguardante il sesso possono avere come conseguenza la percezione, nell’uomo, che l’incontro intimo non è più un momento di piacere ma una dimostrazione di quanto si vale, di quanto si è bravi. Si incominciano ad affacciare nella mente dell’individuo paure e preoccupazioni riguardo la possibilità di non essere all’altezza, di non durare abbastanza e di non essere in grado di dare piacere alla partner. Il “piacere” si sostituisce presto con la parola “dovere”, l’”intimità” si sostituisce con la “prestazione” sminuendo e permeando di timori i momenti piacevoli. I comportamenti che dovrebbero essere naturali e spontanei diventano inadeguati e innaturali. L’ansia da prestazione porta il soggetto a considerarsi inferiore e quindi a mettere in atto comportamenti esagerati al fine di cancellare l’idea del fallimento. Il continuo desiderio di raggiungere standard sessuali elevati, a volte impossibili, porta il maschio a vivere la sessualità con ansia, paura del fallimento e modo per affermare se stesso e la propria autostima. La sessualità è un’area molto importante della nostra vita su cui possono influire gli stress e le preoccupazioni della vita di tutti i giorni.
Il pensiero negativo prodotto dall’ansia non fa altro che aumentare la possibilità che problemi quali l’eiaculazione precoce e le disfunzioni erettili possano accadere.La possibile defaillance conferma all’individuo che la sessualità è un esame e che non essendo riuscito nel suo “dovere” egli non è un uomo, è un fallito. Un’occasionale perdita di erezione può essere la causa dell’istaurarsi del circolo vizioso che non fa altro che accresce le preoccupazioni nei confronti del sesso: si ha la paura di non riuscire ad avere l'erezione o di eiaculare troppo presto, e se è capitato una volta si ha il terrore di fare peggio...e l'ansia che aumenta favorisce ancora di più questo effetto indesiderato (la profezia negativa si autoavvera). Le tensioni che si vengono a creare sotto le lenzuola possono alterare anche la comunicazione all’interno della coppia, in particolar modo l’uomo comincia a far dipendere la propria identità (di maschio) dalla sua performance. La persona che soffre di ansia da prestazione dimentica che una piccola perdita di erezione è un evento naturale e che non rappresenta, quindi, un evento catastrofico. La vergogna di chiedere un aiuto psicologico, porta molti uomini a ricorrere a pillole che favoriscono l’erezione al fine di interrompere il circolo vizioso; creando spesso una dipendenza psicologica da questi farmaci. La capacità di riconoscere i pensieri e le convinzioni errate e la comprensione che la sessualità è fatta anche di piccoli “errori” possono aiutare l’uomo a capire che il sesso non è una gara ad ostacoli ma è un momento di intimità che viene facilitato da serenità personale e da una buona fiducia nell’altra persona. Il “fallimento” deve essere colto come momento di riflessione, di crescita. L’ansia da prestazione può essere il trampolino verso una maggiore conoscenza di se stessi e del proprio modo di relazionarsi con altri e con se stessi.

domenica 1 marzo 2009

CONSEGUENZE NEGATIVE DELLA RABBIA INESPRESSA

La rabbia è un'emozione comune che deve essere espressa per preservare il benessere generale; le espressioni inadeguate della rabbia sono rappresentate dalla violenza e dall'ira. La rabbia inespressa comporta una serie di conseguenze:

- depressione;
- ansia;
- colpa;
- attività autodistruttive: abuso di sostanze stupefacenti, mangiare per mascherare i sentimenti,
problemi gastrointestinali, ipertensione.....
- aggressione/ violenza;
- dissimulazione della rabbia: sarcasmo, isolamento, rifiuto di rapporti sessuali, spostamento


Dott.ssa Alessandra Rosa

10 MODI PER RISPONDERE ALL'AGGRESSIONE

1. Riflessione: rispondete dimostrando di aver recepito il messaggio. Potete aggiungere informazioni o ponete dei limiti.

2. Asserzione ripetuta. Non giustificate opinioni o desideri, ripetete il punto di partenza. In questo modo ignorerete le questioni irrilevanti e quelle che possono provocare ulteriore attrito.

3. Esprimete le vostre supposizioni circa l'opinione o la posizione dell'aggressore e rimanete in attesa di una sua risposta.

4. Ricorrete ad affermazioni in " prima persona" " io penso", " io sento" ecc..

5. Rivolgete le domande: le domande si dimostrano molto utili nel contrastare l'aggressione non verbale.

6. Affermazioni paradossali: fate un'affermazione che induca gli altri a pensare che le loro affermazioni aggressive potrebbero ritorcersi contro se stessi.

7. Interruzione: sospendete la discussione e fate una pausa; tale comportamento permette di prendere tempo per pensare a quale risposta fornire, come pure nel caso in cui si intenda rifiutare una domanda o una richiesta.

8. Ripetizione: se avete l'impressione che il vostro interlocutore non vi stia ascoltando, potete domandargli: " che cosa hai capito di quello che ho appena detto?".

9. Inversione del feedback: chiarite ciò che pensate vi sia stato detto ripetendolo di nuovo, con parole vostre.

10. Risposte essenziali: se vi sentite attaccati, ma non avete voglia di continuare la discussione e non sentite di voler difendere la vostra posizione, rispondete in maniera diretta con un " si" o un " no".


Dott.ssa Alessandra Rosa

lunedì 23 febbraio 2009

IL RELAX

Quante volte parliamo di relax..... ma sappiamo veramente cosa si intende con tale termine? Il relax non va confuso con il riposo o sonno, infatti:

- il relax è uno stato di rilassamento volontario e cosciente che si ottiene consapevolmente, riducendo l'attività mentale, ottenendo l'eliminazione delle tensioni psico-fisiche;
- il sonno o il riposo ci consentono di raggiungere uno stato di rilassamento minore, a volte non sufficiente ad eliminare lo stress.

Il rilassamento è uno stato del nostro essere nel quale si ottiene un rallentamento sia dei nostri organi vitali, ma soprattutto della nostra mente, riducendo al minimo il campo della coscienza.
Nella nostra cultura occidentale, questo stato di allentamento della tensione spesso è visto come un limite; in realtà sarebbe molto utile praticare il rilassamento. La nostra mente non si ferma mai, neanche la notte: il relax può calmare la mente per renderla più coerente alla realtà. La pratica del realx ripristina l'armonia in quanto, inducendo modificazioni contrarie a quelle prodotte dallo stress, riequilibra le varie funzioni mediante una serie sistemica di azioni psicologiche e fisiologiche. Di conseguenza subentra uno stato di calma, le tensioni si sciolgono, si ripristina l'armonia; eliminate le tensioni possiamo affrontare e risolvere i problemi, ed accedere alle risorse psicologiche più funzionali.

Dott.ssa Alessandra Rosa

COME AIUTARE GLI ALTRI AD IDENTIFICARE LO STRESS

E' importante saper individuare i sintomi di una condizione di stress per poter aiutare le persone che ci circondano. I principali sintomi di stress riscontrabili dall'esterno sono:

- agitazione: una persona non riesce a rilassarsi, a dormire, deve muoversi in continuazione;
- assunzione di alcool: bere troppo o troppo spesso contribuisce ad aumentare lo stress;
- disturbi del linguaggio: può accadere che si balbetti, che le frasi restino incomplete o che si
presentino difficoltà di articolazione;
- esplosioni di nervosismo: un forte stress può comportare crisi di rabbia e/o pianto immotivate;
- fumo: il fumo eccessivo può essere un sintomo di stress e se non si ha la possibilità di farlo si
diventa irritabili;
- impulsività: agire senza riflettere può essere un forte segnale di stress;
- inappetenza: una persona stressata tende a non nutrirsi in modo adeguato;
- negativismo: tendenza ad assumere un atteggiamento negativo rispetto alla situazione
presente;
- rifiuto della situazione: una persona stressata può scappare da una situazione in quanto la
interpreta in un modo diverso rispetto alla realtà;
- tremore: a volte alle persone stressate tremano le mani, le gambe o il corpo intero.


Dott.ssa Alessandra Rosa

mercoledì 18 febbraio 2009

LA COMUNICAZIONE NELLA COPPIA

Lui pensa:"E' bellissima, anche se troppo magra" e dice: "Tesoro! Ti sei dimagrita!".
Lei pensa: "Mi ha detto che ero troppo grassa!" e mette il muso.
Quante volte sono accaduti questo fraintendimenti...
Le relazioni, e in particolare la coppia, possono essere fonte di grande soddisfazione e di crescita personale; a volte con il trascorrere del tempo si possono venire a creare situazioni di disagio che possono far precipitare la relazione.
Come mai persone che si sono tanto amate finiscono per farsi la guerra nei tribunali e finiscono per non rivolgersi la parola?
All'interno di una coppia gli elementi coinvolti sono principalmente tre:
1. i due partner con i loro pensieri, le loro esperienze e le loro emozioni;
2. la comunicazione, con tutti gli aspetti positivi ma anche con molte difficoltà e trappole.
Una buona comunicazione, chiara ed emotiva può autare i membri della diade a comprendere fino in fondo i desideri e i bisogni del partner.
Quando comunichiamo e ascoltiamo ciò che il nostro partner esprime, siamo sempre influenzati dalle nostre emozioni e dalle nostre esperienze passati. Proprio tali esperienze ci portano a "decodificare" i messaggi che riceviamo.
Una buona comunicazione è connotata da una chiarezza che non lascia libertà "di interpretazione" e dall'espressione del proprio stato emotivo. Proprio all'interno di tale principio la Terapia Cognitiva-Comportamentale ha sviluppato un filone di studi che si interessa delle "distorsioni" comuni che avvengono all'interno di una coppia.


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Dott. Angelo Collevecchio

biglietto da visita